In ogni regione italiana si festeggiano i santi. In ogni regione italiana si festeggia San Giuseppe. Non sembra insomma ci sia davvero niente da raccontare al riguardo. Che cosa farà mai di tanto diverso un siciliano nel festeggiare questo santo! Possiamo assicurarti che il modo di festeggiare San Giuseppe in Sicilia è unico nel suo genere, una tradizione ricca di sfaccettature che merita senza dubbio di essere scoperta.
Vieni con noi a scoprire tutto sulla festa di San Giuseppe, ma ricorda che ogni città e paese siciliano porta avanti le sue tradizioni. Quelle che ti raccontiamo sono le tradizioni che valgono in ogni zona della Sicilia, ma girando in lungo e in largo potresti scoprire decine e decine, se non centinaia, di differenze. Varrebbe la pena festeggiare San Giuseppe ogni anno in una zona diversa della Sicilia solo per scoprirle tutte!
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Le vampe di San Giuseppe, un rituale proibito ma ancora oggi in auge
Partiamo dalla sera prima del giorno di San Giuseppe, la sera del 18 marzo. Da sempre al calare del sole il cielo delle città siciliane si infiamma. Sono le vampe, falò accesi in ogni quartiere, in cui si gettano le cose vecchie, meglio se di legno ovviamente in modo che il fuoco possa alzarsi al meglio.
Con il passare degli anni le vampe sono diventate proibite, soprattutto nel centro della città. Sono considerate infatti pericolose, dato che possono essere focolai per incendi di più grandi dimensioni, poi difficili da spegnere. Sono considerate pericolose perché possono arrivare a bruciare i fili elettrici e perché rovinano l’asfalto delle strade e i marciapiedi. Spesso i pompieri sono dovuti intervenire nel corso degli anni! Nonostante le vampe siano considerate così tanto pericolose e nonostante siano in alcune zone del tutto proibite, questa è una tradizione che niente e nessuno potrà mai spegnere, radicata nel cuore dei siciliani, che continuano imperterriti anno dopo anno ad incendiare le loro vecchie cose. Neanche il lockdown della primavera 2020, in piena pandemia da Coronavirus, ha potuto fermare le vampe!
Perché i siciliani sono così ancorati a questa tradizione? Perché non possono proprio farne a meno? Perché le vampe portano con sé una simbologia importante. Simboleggiano il desiderio di lasciarsi il passato alle spalle. Il passato è passato, come tale non merita di arrivare insieme a noi nel presente, come tale merita solo di essere ricordato. Oltre alla memoria, niente altro, deve scomparire, bruciare, lasciare spazio al nuovo, lasciare spazio a quel presente che è l’unico vero tempo che merita di essere vissuto appieno.
Le tavole di San Giuseppe
Raccontare San Giuseppe partendo dalla sera della vigilia non è del tutto giusto. I preparativi per i festeggiamenti iniziano infatti molti giorni prima, anche quindici giorni prima, quando si inizia a pensare a come organizzare le tavole di San Giuseppe. Donne e uomini lavorano per giorni, instancabilmente, in ogni momento libero che hanno a disposizione. Le case si trasformano in luoghi di lavoro, dove la farina diventa la vera protagonista e dove i forni stanno accesi anche per tutta la giornata. Chi ha la casa più grande o comunque abbastanza spazio a disposizione, è solito accogliere le altre persone del paese o del quartiere, così che sia possibile lavorare tutti insieme, all’unisono, così che sia possibile tutti insieme dare vita ad un banchetto davvero degno di questo nome. Da sottolineare che in cucina c’è posto però solo per le donne. Gli uomini hanno il compito di pensare alle tavole e alle decorazioni e sono loro che nel giorno di San Giuseppe devono portare le offerte al santo, richiedere la grazia, chiedere la protezione per la loro famiglia.
Sulle tavole rituali si è soliti posizionare tovaglie in lino finissimo, decorate ad arte con rami d’alloro e di mirto, e cibo in abbondanza ovviamente. Quante portate devono essere presenti in tavola? Non c’è un numero preciso. Quel che è certo però è che secondo la tradizione devono essere presenti almeno 19 portate. Non possono inoltre essere presenti più di 101 portate. Che numeri strani! Che stravaganza! Impossibile dire con certezza da che cosa questi numeri traggano origine, ma sembra che siano collegati alla cabala.
Il pane di San Giuseppe e le altre leccornie tipiche di questa festa
Ciò che non può assolutamente mancare sulle tavole di San Giuseppe, così come sulle tavole di tutti i siciliani durante i festeggiamenti del santo, è senza dubbio il pane a lui dedicato. Il pane di San Giuseppe è realizzato del tutto a mano con la farina di grano duro, un pane a cui i fornai locali sono soliti dare la forma degli attrezzi tipici del falegname. Dopotutto infatti era proprio questo il mestiere di San Giuseppe! Oltre a queste forme, si realizzano anche altri simboli legati alla tradizione cristiana. Il pane poi viene spennellato con un po’ di uova e con semi di papavero prima di essere infornato. Le forme di pane più grandi di solito sono posizionate vicino all’altare. Altre forme di pane di più piccole dimensioni sono sistemate sulla tavola come decorazione, insieme ad arance, lattuga, sedano e finocchi.
Oltre al pane, sono davvero molte altre le pietanze che possono essere considerate tipiche della festa di San Giuseppe. Tra queste, la pasta con le sarde e come secondo piatto la boga, un pesce economico da sempre presente nelle case dei siciliani, un pesce davvero gustoso che è perfetto da preparare fritto, arrosto, sulla gratella. Immancabili poi fave, carciofi e piselli, tipici della cultura povera, così come la famosa ricotta salata, formaggio tipico siciliano antichissimo, preparato sull’isola praticamente da sempre. E poi è tradizione per San Giuseppe tirare il collo al miglior galletto del cortile!
Immancabile ovviamente il vino. Non si può lesinare sulla quantità di vino in occasione di San Giuseppe. Bere con moderazione durante le feste, i siciliani proprio non sanno che cosa significhi. Perché il vino è parte del rituale stesso. Perché il vino è un omaggio al santo. Perché con il vino si festeggia, ci si lascia il passato alle spalle con la speranza di vivere il giorno successivo una vera e propria rinascita.
Infine i dolci. Sono innumerevoli i dolci che meritano di essere inseriti sulle tavole di San Giuseppe, ma il dolce che davvero non può mancare è la sfincia. Morbidissimo e con una copertura di ricotta, gocce di cioccolato, coriandoli di frutta candita, questo è un dolce davvero da leccarsi i baffi! Questo dolce goloso è stato messo a punto dalle Clarisse del Convento di San Francesco alle stimmate, convento che oggi ormai non esiste più. Nel corso degli anni i pasticceri siciliani ne hanno inventate molte diverse ricette ovviamente, tutte dal sapore semplicemente incredibile, tutte perfette per rendere omaggio a San Giuseppe.
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I figuranti e il rituale della cena
Durante i festeggiamenti di San Giuseppe, tre figuranti arrivano alla tavola e con un ben preciso rituale consumano la cena. Inutile dire che essere scelti per fare da figuranti per questa festa è un vero e proprio onore e che nessuno si sognerebbe mai in Sicilia di rifiutare questo ruolo. Una preghiera in dialetto locale viene recitata per ben tre volte e il figurante che rappresenta San Giuseppe sbuccia una delle arance posizionate sulla tavola e divide gli spicchi insieme a Maria e al bambin Gesù, accompagnando il tutto con del pane benedetto. I tre passano a mangiare le altre pietanze presenti a tavola. Certo, non possono mangiare tutto, impossibile data la ricchezza di cibo che si trova davanti ai loro occhi.
Che spreco, diranno i più! In un momento di crisi come quello che stiamo vivendo, sembra davvero che questo cibo rituale sia una scelta del tutto sbagliata. Tranquillo, non farti prendere dall’indignazione. Questo cibo non è affatto sprecato. Lo si offre al santo, è vero, ma lo si offre in realtà anche a tutti coloro di solito sono costretti a fare affidamento sulla pubblica carità. In molte zone lo si offre a tutti, a chiunque passando da lì abbia voglia di assaggiare qualcosa in onore del santo.
Le altre offerte a San Giuseppe
Le offerte a San Giuseppe non si fermano di certo solo a queste tavole imbandite. I devoti siciliani sono soliti infatti portare al santo sacchi di grano, per ringraziarlo di aver loro concesso una grazia. I sacchi non sono mai portati a mano, ma debitamente posizionati su cavalli che per l’occasione sono decorati a festa. I cavalli sfilano per le strade della città accompagnati dalla banda musicale sino ad arrivare al cospetto della raffigurazione del santo.
Sono molto diffusi anche i ceri da accendere al santo come ringraziamento e da posizionare proprio sotto alla sua immagine o alla sua statua. Per l’occasione non si utilizzano di certo i classici ceri votivi, troppo scarni, troppo poveri. I ceri per San Giuseppe sono decorati con meravigliosi fiori di carta, realizzati ancora oggi del tutto a mano come tradizione vuole.